Lo svezzamento

Lo svezzamento: alcuni consigli dello psicologo.

Lo svezzamento è un processo psicologico, oltre che fisico e ha un significato profondo per il bambino. Per lui, lo svezzamento come del resto la nascita, è il prototipo di molte condizioni che poi incontrerà nuovamente nel corso della vita: condizioni che comportano una separazione, una rinuncia, un cambiamento e quindi anche lo sviluppo di capacità di adattamento e di tolleranza della frustrazione. Proprio per questo, quando avviene il momento di passare dall’alimentazione al seno a quella con il biberon il principio da seguire è: andare per gradi.

Secondo gli psicologi della sviluppo, lo svezzamento fatto troppo presto e improvvisamente può provocare una crisi profonda nel piccolo. Porgere il biberon o il cucchiaio invece che il seno rende l’atto del nutrire freddo e impersonale, un mezzo per soddisfare l’appetito e non più per godere del contatto con la madre. Il bambino deve essere giunto a capire che la persona della madre conta più del suo seno e a sentirsi soddisfatto dell’amore non tangibile, ma ugualmente esistente, del suo sorriso e della sua collaborazione.

Se l’allontanamento dal seno materno avviene prima di questo momento, allora esso è interpretato come una perdita dell’affetto materno ed è causa di un forte trauma.

Gli psicologi, spiegano che non esiste un momento preciso in cui cessano i bisogni fisici ed emotivi dell’alimentazione al seno o il piacere di succhiare.

Vari motivi, al giorno d’oggi, possono rendere breve la durata dell’allattamento naturale, è però consigliabile rimandare lo svezzamento se ci sono notevoli cambiamenti nella vita familiare; se l’alimentazione al seno può essere protratta naturalmente, il momento migliore per svezzare il bambino è quando egli si dimostra pronto, il che di solito avviene intorno al sesto mese di vita.

Il passaggio al nuovo tipo di alimentazione deve avvenire gradualmente per predisporre il piccolo nel modo più adeguato: quando egli allontana il biberon, si volta dall’altra parte o piange, vuole dire che non è ancora preparato al cambiamento. Se, invece, il passaggio dal seno al biberon è stato graduale in modo che il bambino abbia avuto il tempo di abituarsi, allora è probabile che si adatti senza grosse difficoltà.

Inoltre, è necessario che tutto resti invariato: cioè il piccolo deve essere preso in braccio e avere quella ricchezza di stimolazioni fisiche e affettive che sono tipiche di un buon allattamento.

Il passaggio successivo è quello dal biberon al cucchiaio, ma in questo caso il pericolo di un trauma è minore. Infatti, il piccolo può cominciare volontariamente ad alimentarsi in questo modo, anche perché vedendo i genitori sarà portato ad imitarli e quindi il cambiamento sarà più spontaneo.

Ovviamente, anche in questo caso le cose vanno fatte in modo graduale e adottando qualche accorgimento: inizialmente il pasto è come un gioco esplorativo e quindi i piatti e le posate devono essere infrangibili e colorati e il piccolo deve essere libero di “pasticciare” con le proprie mani.

Lo svezzamento, quindi, deve essere attuato gradualmente, un passo dopo l’altro. Il bambino che entro limiti ragionevoli può seguire il proprio ritmo, ne ricaverà i benefici maggiori la cui influenza si farà sentire anche a distanza di molti anni.