Tutti coloro che possiedono un cane hanno sentito parlare almeno qualche volta di leishmaniosi. Questa è una malattia infettiva molto contagiosa che colpisci i nostri amici a quattro zampe a causa di un parassita: il Leishmania Infantum che si trasmette attraverso la puntura di flebotomi, piccoli insetti più comunemente conosciuti come pappataci. Questi ultimi, in Italia, sono solitamente molto attivi nel periodo che va da maggio ad ottobre. Inoltre, le zone litoranee dell’Italia centro-meridionale sono le aree maggiormente a rischio maggiore, anche se in questi ultimi dieci anni è stato registrato un forte aumento della diffusione della malattia anche in molte zone del nord Italia in cui sono stati identificati dei nuovi focolai; ciò avviene a causa dei cambiamenti climatici a cui si somma un maggiore movimento sia di persone che di animali.
Si tratta, purtroppo, di una malattia cronica, molto grave, che provoca all’animale dei danni progressivi, fino alla morte, per la quale ci si trova poi costretti a rivolgersi presso i centri che si occupano di cremazione di cani, come ad esempio la Cattolica San Lorenzo.
Per questo motivo è indispensabile verificare prima possibile se il nostro animale ha contratto questa infezione ed eventualmente prevenirla.
Come prevenire l’infezione
Per questa infezione esiste un particolare vaccino ma le opinioni riguardo la sua efficacia sono discordanti, sia per quanto riguarda eventuali effetti collaterali, sia per l’efficacia non del tutto dimostrata. Quindi l’unica metodologia di prevenzione disponibile al momento è quella di creare una barriera protettiva intorno al cane con insetticidi, collari appositi, spot-on e repellenti, per evitare il contatto con il flebotomo.
Altri metodi di prevenzione sono il ricovero dei cani di notte; l’uso di zanzariere a maglie sottili, impregnate con piretroidi; diminuire i siti adatti allo sviluppo degli insetti vicino al ricovero dei cani provvedendo all’eliminazione immediata dei residui organici. in prossimità dei ricoveri dei cani.
Terapia contro la malattia
Uno dei problemi più gravi dell’approccio terapeutico con questa malattia è che purtroppo non esiste tutt’oggi un farmaco, né un’associazione di farmaci, economici, efficaci e semplici da somministrare, che diano luogo a pochi effetti collaterali.
Il solo protocollo terapeutico che viene riconosciuto in veterinaria, ma per il quale la letteratura è ancora discordante, è formato da una associazione fra Antimoniato di N-Metilglucamina che va somministrato per 4 settimane, e Allopurinolo, che richiede almeno 6 mesi di somministrazione.